Camagna Monferrato il 1 maggio ricorda Eusebio Giambone fucilato al Martinetto

di Luca Beccaria

Nato a Camagna Monferrato il 1° maggio 1903 e trasferitosi a Torino in tenera età con la famiglia, a
seguito del padre dipendente delle ferrovie, Eusebio Giambone, dopo aver frequentato le scuole
tecniche, trova lavoro come tornitore in un’ndustria torinese. Cresciuto in borgo San Paolo, entra
giovanissimo nelle file della Gioventù socialista. Vicino al gruppo dell’Ordine nuovo, prende parte
all'occupazione delle fabbriche nel settembre 1920 e aderisce poi al Partito comunista d’Italia, sin
dalla sua fondazione. Aggredito dagli squadristi fascisti, arrestato nel 1921 e condannato a 9 mesi di
carcere, è costretto dalle continue minacce a emigrare in Francia nel dicembre 1922. Nel 1923
raggiunge a Lione il fratello Vitale (che accorrerà in difesa della repubblica spagnola nelle file delle
Brigate internazionali e cadrà sul fronte di Huesca nel 1937) e qui si sposa con Louise Breysse.
Giambone prosegue la propria attività politica nell’emigrazione (entrando anche a fare parte del
consiglio nazionale dell’Unione popolare italiana istituita nel 1937) fino all’arresto da parte della
polizia francese nel maggio 1940 e al successivo internamento nel campo di Vernet. A seguito del
rimpatrio degli antifascisti italiani stabilito dal regime di Vichy, nel luglio 1941 è consegnato alla
polizia fascista che, dopo averlo imprigionato nelle carceri Nuove di Torino, lo invia al confino a
Castel Baronia con la famiglia. Liberato nell’agosto 1943, dopo la caduta del fascismo, Giambone
riesce a rientrare a Torino e a riprendere i contatti col Partito comunista. Da subito attivo nella
Resistenza, si adopera per l’organizzazione dei lavoratori nelle fabbriche e rappresenta il Pci nel
Comitato militare costituito dal Comitato di liberazione nazionale regionale piemontese.
Il 31 marzo 1944 è arrestato dai fascisti con gli altri componenti del Comitato militare nel corso di
una riunione clandestina convocata nella sacrestia della chiesa di San Giovanni. Condannato a
morte dal Tribunale speciale al termine di un processo svoltosi il 2 e 3 aprile, viene fucilato il 5
aprile presso il Poligono del Martinetto, con Franco Balbis, Quinto Bevilacqua, Giulio Biglieri,
Paolo Braccini, Errico Giachino, Massimo Montano e Giuseppe Perotti. La sua memoria è stata
insignita della medaglia d’;oro al valor militare e le lettere di addio da lui scritte alla moglie e alla
figlia Gisella sono pubblicate nelle Lettere dei condannati a morte della Resistenza italiana.
Questa la motivazione della Medaglia d’Oro al Valor Militare: modesto operaio, animato da
purissima fede, accorreva all’appello della Patria oppressa. Infaticabile organizzatore e
combattente audace sapeva trasfondere ai compagni di lotta lo stesso entusiasmo che lo animava
per la causa alla quale aveva dedicato tutto se stesso. Catturato dal nemico, processato e
condannato a morte, affrontava impavido il plotone di esecuzione e nel cadere sotto la raffica del
piombo nemico lanciava, con l’offerta della sua vita, l’estrema invocazione alla Patria. Luminosa
figura di combattente della libertà.
A commemorarlo, lunedì 1° maggio a Camagna, nel centoventesimo dalla nascita, a partire dalle
ore 11, presso la Casa nata che sorge in Via Martire Giambone, spostandosi poi sotto i portici del
Palazzo Municipale, ci sarà il celebre giornalista Gad Lerner, monferrino di adozione, che è autore,
insieme con Laura Gnocchi, di quello straordinario scrigno che contiene e conserva le parole e i
volti di tante che hanno partecipato alla Resistenza: il libro-archivio in cui è possibile
leggere/ascoltare le testimonianze, tra gli altri, anche della figlia di Eusebio, Gisella, scomparsa di
recente e che si può sentire nella sua voce a questo link https://www.noipartigiani.it/?s=giambone
Al termine della manifestazione, seguirà un momento conviviale organizzato dalla locale sezione
ANPI.

 

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