La scorsa settimana i Carabinieri della Compagnia di Alessandria sono stati allertati dai colleghi
di Fermo in quanto una coppia di migranti di nazionalità ivoriana, giunti a metà agosto nel
nostro Paese al termine di uno dei drammatici viaggi della speranza a bordo di barcone salpato
dai porti tunisini e momentaneamente allocati in un comune di quella provincia, aveva
denunciato che una donna aveva chiesto una sorta di riscatto per riconsegnargli la loro figlia
neonata di poco più di un mese di vita.
La madre era stata costretta a separarsene allorquando nel corso della traversata che l’aveva
condotta sulle coste siciliane, a causa delle condizioni meteomarine avverse e dei numerosi
migranti che vi erano pericolosamente stipati, l’imbarcazione su cui viaggiava aveva rischiato di
ribaltarsi per cui gli scafisti avevano preferito disfarsi di un certo numero di persone, tra cui la
neonata, affidata, a forza e a caso, ad una delle altre migranti presenti, trasbordate a bordo di
un’altra imbarcazione di fortuna.
I genitori della piccola, a loro volta soccorsi da una imbarcazione diversa, erano riusciti a
raggiungere Lampedusa e, successivamente, erano stati trasferiti nelle Marche, in uno dei luoghi
predisposti alla loro accoglienza.
Nei giorni seguenti avevano chiesto aiuto ai mediatori culturali, riuscendo a sapere, anche
attraverso il “passaparola” tra migranti, che la loro bambina si trovava nelle mani di una donna
di nazionalità guineana che, dopo diverse peripezie, era riuscita a raggiungere anch’essa le coste
italiane portando con se la bambina, dichiarando falsamente di esserne la madre anche allo
scopo di poter ottenere più facilmente l’ingresso del nostro Paese.
La donna che aveva la piccola, dapprima accolta nell’hotspot di Lampedusa, era stata
successivamente trasferita. Come appurato dai genitori della neonata, si trovava ora in un
albergo della provincia di Alessandria, in attesa di poter espatriare, ma prima aveva intenzione
di riconsegnare la bambina alla madre purché quest’ultima la pagasse, pretendendo una sorta di
riscatto sotto forma del denaro che, a suo dire, ella aveva speso per arrivare in Italia.
Alla luce della denuncia ricevuta, i Carabinieri di Fermo informavano subito i colleghi della
Compagnia Carabinieri di Alessandria che attivavano immediatamente approfondite e mirate
ricerche, rese oltremodo difficoltose anche dai frequenti spostamenti dei migranti che
raggiungono il nostro Paese, che peraltro allocati in modo puntiforme sul territorio.
In breve, tuttavia, i Carabinieri alessandrini riuscivano ad individuare il luogo ove la donna
guineana era stata momentaneamente sistemata: un appartamento sito nel quartiere Cristo di
Alessandria.
Fatto accesso nell’immobile in questione anche con personale femminile della locale Stazione
Carabinieri, i militari trovavano sia la donna che la bambina, Condotte in caserma: la prima,
sottoposta a fotosegnalamento, veniva effettivamente identificata come la 31enne guineana
indicata dai denuncianti; la piccola risultava presentare i diversi particolari fisici indicati con
precisione dai genitori.
Espletate le formalità di rito e previa comunicazione alla Procura della Repubblica di
Alessandria e al Tribunale dei Minorenni di Torino, la 31enne guineana veniva dichiarata in
arresto in quanto ritenuta responsabile del reato sequestro di persona a scopo di estorsione,
mentre la neonata veniva accolta in una delle strutture all’uopo preposte, in attesa di poterla al
più presto riaffidare, dopo le opportune verifiche in ordine alla sua effettiva discendenza, ai
genitori che ne avevano denunciato la sottrazione.