di Guido Michelone
Quando si pensa alla musica religiosa, in riferimento alla fede cattolica, la mente corre subito verso le millenarie esperienze
del canto gregoriano o della polifonia fiamminga e poi italiana, dimenticando invece che l’Ottocento francese esprime una
nuova arte delle sette note applicate al credo evangelico, potendo contare su musicisti in grado di modernizzare un rituale
ormai vetusto. Nella Francia turbata da almeno quattro rivoluzioni nel giro di ottant’anni (1789, 1830, 1848, 1870), è la
Chiesa a chiedere ai compositore un repertorio originale innovativo, nella consapevolezza che di un’auspicabile incontro fra
secolarizzazione e laicità anche nei settori artistico-culturali. Tutto questo produce un’effervescenza notevolissima di
musica religiosa nell’Ottocento francese, che però viene rimossa nel secolo successivo, ma che invece dal 2000 a oggi gode
di un ritorno d’interesse di studi e ricerche con profonde ricadute persino in ambito concertistico. È di lunedì scorso, 19
giugno, lo splendido recital “Mottetti dal II Impero alla III Repubblica” nell’ambito della rassegna “Chorus Line #8” nel
prestigioso auditorium di Radiofrance a Parigi grazie alla collaborazione del Palazzetto Bru Zane che ospita a Venezia il
Centro di musica romantica francese: tutto questo spiega il nostro sottotitolo da Venezia a Parigi, nel senso che il concerto
registrato a Parigi avrà un seguito discografico appunto con Venezia dove si pubblicherà il cd per le edizioni Bru Zane. Il
recital ha offerto una ventina di brevi pezzi, alternati in quanto a stili espressivi e formazioni orchestrali, con autori nati fra
il 1818 e il 1887 – dunque il Romanticismo in tutte le possibili varianti – proponendo tre brani di Camille Saint-Saëns e uno
rispettivamente di Léo Delibes, Gabriel Fauré, Charles Gounod per quanto concerne i musicisti più noti sia all’epoca sia
oggigiorno; grande spazio viene riservato a compositori in Italia meno conosciuti quali Léon Boëllmann, Mel Bonis, André
Caplet, Fernard de la Tombelle, Théodore Dubois, Henri Duparc, Clémence de Grandval, Alexandre Guilmant, non senza
una bella partecipazione femminile con le autrici Henriette Renié, Gemaine Labole, Charlotte Sony, Cécile Chamimade.
Superba, come direbbero i francesi, l’interpretazione dei settanta musicisti coinvolti ripartiti fra i sessanta del Chœur de
Radio France diretto da Christophe Grapperon, i cantanti Cyrille Dubois (tenore), Judith Van Wanroij (soprano), Isabelle
Druet (mezzo soprano), Thomas Dolié (baritono), i solisti Lucile Dollat (organo), Anaïs Gaudemard (arpa), Manin Galy
(violino), Victor Julien-Laffrière (violoncello). Applausi a scena aperta e dieci interminabili minuti di ovazioni finali.