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I consiglieri regionali Ferruccio Sansa e Selena Candia hanno partecipato alla “catena umana contro il rigassificatore” organizzata domenica pomeriggio alle 15 su tutto il litorale savonese per protestare contro il progetto del rigassificatore al largo di Vado Ligure.
I consiglieri regionali Ferruccio Sansa e Selena Candia hanno partecipato alla “catena umana contro il rigassificatore” organizzata domenica pomeriggio alle 15 su tutto il litorale savonese per protestare contro il progetto del rigassificatore al largo di Vado Ligure.
“Tenendoci per mano, in migliaia, su tutto il litorale savonese abbiamo fatto capire in modo ancora più netto l’assurdità del progetto del rigassificatore al largo di Vado – spiegano Sansa e Candia -. Parliamo di un impianto a cui sembrano essere favorevoli solo Toti e la sindaca uscente di Vado Monica Giuliano, che nel frattempo ha ottenuto un incarico dalla Regione per 140 mila euro annui per gestire l’Agenzia sui rifiuti”.
“Non esistono liguri di serie A e liguri di serie B, non si possono mettere tutte le schifezze sempre negli stessi posti – aggiungono Sansa e Candia -. È ora anche di dire basta alla logica perversa delle compensazioni: soldi in cambio di salute e sicurezza. La vita non si vende”.
“La provincia di Savona negli ultimi anni ha provato a uscire dalla complessa crisi post-industriale puntando sul turismo, sulla riqualificazione ambientale, sulle energie rinnovabili e sulle aree marine protette – sottolineano i due consiglieri regionali della Lista Sansa -. Parliamo di un territorio che negli anni si è beccato: una centrale a carbone accusata di aver provocato migliaia di morti, una centrale a gas, 9 siti da bonificare, 2 stabilimenti industriali a rischio di incidente rilevante, 2 discariche, un porto che ha tolto il mare alla città, un cantiere per i container, un retroporto, il cantiere per costruire i cassoni della diga di Genova e ora anche il rigassificatore”. “Siamo coscienti della necessità di approvvigionamento energetico per il nostro Paese – concludono Sansa e Candia – ma la soluzione, scritta anche nelle linee guida del Pnrr, sono le energie rinnovabili, non una vecchia nave carica di gas che stazioni a 3 km dalla costa per 17 anni (dal 2026 al 2043), con un potenziale rischio d’incidente paragonabile per potenza a quello di una bomba atomica”.