Lampada Ardente, il romanzo dei 30 anni di attività di Maura Maffei incentrato su Saint Just

di Massimo Iaretti

Era il 28 maggio del 1993. In una dolce sera di primavera la giovane Maura Maffei presentava ‘Il Traditore’ il suo primo romanzo che narrava una vicenda del ‘sacro suolo d’Irlanda’ calpestato dal piede inglese, edito per i tipi di Marna Editore. Il luogo era l’auditorium Santa Chiara a Casale Monferrato. Nel chiudere la serata le venne chiesto se aveva in programma altri libri nel suo futuro (la domanda è stata di buonaugurio perché a quello ne sono seguiti diciassette). E la scrittrice, savonese di origine e monferrina di adozione rispose, con un certo trasporto, che aveva nella penna un lavoro incentrato su Antoine Saint-Just, uno dei maggiori protagonisti del Terrore rivoluzionario d’Oltralpe, amico e braccio destro di Robespierre e membro del tristemente noto Comitato di Salute Pubblica, oltre che deputato alla Convenzione. “Vorrei scrivere che cosa pensò, come visse Saint-Just nelle ultime due ore di libertà prima di venire rimesso in carcere e poi giustiziato” disse allora Maura Maffei. Da allora ad oggi quel romanzo le è rimasto nella penna, o meglio non ha mai trovato una luce nella sua versione definitiva perché è stato riscritto almeno 4/5 volte, sino a trovare quella attuale che lo ha portato alla luce come ‘Lampada Ardente’ (che, non era il titolo originale) per le edizioni di Parallelo 45. Si è parlato di versione definitiva perché  in questo lasso di tempo di 3 decadi, l’autrice ne ha ‘partorito’ almeno quattro o cinque, accantonate via via che procedeva con la sua ricca produzione letteraria, anche se alcune scene sono rimaste identiche alla versione originaria. E negli anni si è vista più volte sollecitare dalle richieste della figlia Eloisa su ‘mamma quando lo pubblichi’ ed anche dello scrivente che, presente quella sera, l’ha sempre attesa per leggere la vicenda incentrata su Saint – Just, figlio di un militare che lo lasciò presto al mondo con 2 sorelle.  Ma perché ‘Lampada Ardente’ ? E’ la stessa Maffei a spiegare che “la candela ha qui un significato metaforico che accende o scarica la tensione emotiva a seconda dei momenti della narrazione”. Il romanzo, a differenza di moltissimi dell’autrice non ha l’Irlanda in primo piano, ma il ‘sacro suolo’ ,la terra di San Patrizio, non manca per alcuni personaggi anche se un ruolo importante lo Leon de Richenbourg che altri non è che Saint-Just, che venne battezzato appunto Leon, mentre Richenbourg è il titolo di cui si fregiava il padre cavaliere. Protagonista principale, invece, è il marchese bretone Erwan

In circa 430 pagine vengono ripercorse varie vicende e scenario  su uno sfondo tragico  quello dei giorni del Terrore senza, volutamente, alcun accenno a Robespierre, per non far  figurare Saint Just come un semplice gregario. Il romanzo, come sempre molto curato nella stesura e nei particolari storici, è arricchito da una prefazione di Gian Marco Griffi, finalista del Premio Strega con il suo gettonatissimo ‘Ferrovie del Messico’.

Un libro, insomma, nella scia della produzione letteraria di Maura Maffei da leggere e meditare, forse ancora più negli altri per la lunga gestazione ed i sentimenti che vi sono contenuti, nato oltre trent’anni fa, anzi oltre,  sui banchi di scuola del Liceo Classico ‘Marello’ di Asti durante le ore di filosofia quando vennero concepite dall’autrice le prime scene.

 

 

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