Libri in Limonte, Il FreeJazz di Francesco Cataldo Verrina

di Guido Michelone

Da oltre mezzo secolo anche in Piemonte e in Liguria sono a decine, forse centinaia i concerti di genere free nell’ambito
del jazz che vengono realizzati in piccole e grandi città o in suggestivi borghi turistici (mare, monti, laghi, colline)
invitando sia grandi solisti sia improvvisatori locali che ottengono quasi sempre il favore di un pubblico di svariate
generazioni. Per saperne di più giunge ora un nuovo libro del grande critico Francesco Cataldo Verrina dal titolo Free
Jazz Dischi Anarchia & Libertà della Kriterius Edizioni, un bellissimo intenso saggio di quasi 400 pagine: l’autore vi
analizza uno dei periodi più complessi della storia della musica moderna, dove il desiderio di «libertà» espressiva si
lega alla voglia di cambiamento e di emancipazione degli africani-americani; e come sempre, nello stile del Verrina, i
dischi diventano i protagonisti di una storia nella storia, come tante pietre miliari disseminate sulla lunga strada di un
racconto su cui s’intrecciano fatti e personaggi, protagonisti, gregari, comparse e comprimari. Se è vero che il free jazz
può essere impegnativo dal punto di vista sonoro e intellettuale, per contro può risultare stimolante ed è possibile
goderne appieno. È tutta una questione di acclimatazione e di ascolto ripetuto, soprattutto evitando i pregiudizi. La
musica di Ornette Coleman, ad esempio, ritenuta incomprensibile nel 1959, se ascoltata oggi sembra tutt’altro che
impegnativa, persino un po’ addomesticata. Forse perché, grazie all’esposizione mediale, le nostre orecchie si sono
adattate ad alcuni linguaggi talvolta più estremi. Oggigiorno la musica atonale è onnipresente dovunque, essendo stata
usata con buoni risultati, perfino, per creare suspense e tensione nei film. Tuttavia, il free jazz non tendeva ad ottenere
un senso dell’ordine e della logica; per non parlare della sorprendente bellezza da cui si viene sopraffatti, una volta che
ci si è abituati al flusso estatico del costrutto ornettiano. «Non si è trattato di un circolo vizioso musicale», sostiene
Surgal. «È stata una simbiosi. C’è molta interazione ed empatia. Si tratta di musicisti che si ascoltano a vicenda». In
fondo, è anche una questione di equilibrio tra libertà e disciplina. «L’improvvisazione è informata dalla passione e
condizionata dalla conoscenza. Per lo stesso motivo per cui i musicisti devono prepararsi, gli ascoltatori devono fare
altrettanto», sosteneva Cecil Taylor. Albert Ayler eseguiva la sua musica in uno stato di estasi spirituale. Al pari di
John Coltrane e Pharoah Sanders usava la meditazione per entrare in contatto con un’entità superiore o trascendente. In
genere il sassofonista componeva un frammento di melodia, magari tratto da una canzone popolare o da uno spiritual,
per poi trasformarlo in una scultura quasi umana, con lunghe e crude linee di sax che sembravano avocare a sé tutto il
dolore dell’umanità. Tutto questo, per gli appassionati di musica, che in Piemonte e Liguria sono tantissimi (le due
regioni sono in testa nelle statistiche nazionali ad esempio per offerta di concerti) non può che indurre alla lettuira del
libro di Francesco Cataldo Verrina Free Jazz Dischi Anarchia & Libertà che sull’argomento dice forse la parola
definitiva.

Lascia un commento

Chi Siamo

Benvenuti sul Giornale del Limonte. Siamo tre redattori che hanno la passione di condividere e chiacchierare le ultime notizie del Piemonte e della Liguria, in particolare sulle province piemontesi di Alessandria, Asti e Cuneo, passando per Genova, La Spezia, Imperia, Savona e molto altro.

Le scelte degli editor

@2023 | Il Giornale del Limonte | Tutti i diritti riservati | Powered by Callidus Pro