Cuneo, i Top 500 della Confindustria alla presenza di Crosetto e Cirio

La presentazione della prima edizione di “Top 500 Cuneo” di Pwc, organizzata in
collaborazione con Confindustria Cuneo e il quotidiano La Stampa, si è dimostrata una
splendida occasione per parlare di economia, politica e – non di meno – dell’interconnessione
tra le due.
Merito di un parterre formato da ospiti di altissimo profilo, tanto per la parte imprenditoriale
che per quella politica, i quali hanno animato la mattinata di ieri, venerdì 21 aprile in sala
Michele Ferrero, presso la sede di Confindustria Cuneo.
Ad aprire l’evento è stata il direttore di Confindustria Cuneo Giuliana Cirio, che ha spiegato
l’importanza dell’evento “Top 500 Cuneo” anche in termini di visibilità. «Siamo convinti che
fuori provincia la percezione del tessuto imprenditoriale cuneese sia inferiore alla realtà
dell’eccellenza e dell’innovazione che le nostre aziende portano nel mondo. Anche per
questo, ospitiamo con piacere il format di Pwc, che non serve tanto a valutare le aziende in
sé, ma a creare un’identità e a misurare la forza del comparto industriale».
Il presidente di Confindustria Cuneo Mauro Gola ha sottolineato alcuni dati che
caratterizzano il tessuto economico cuneese – dal tasso di disoccupazione sotto la media
regionale alla forte vocazione all’export sino al Pil pro-capite che negli ultimi anni ha
superato quello di Torino. «Ma questo non può essere tutto – ha spiegato Gola –. Non conta
soltanto il mero elenco dei nomi, ma il ragionamento che ne consegue, perché questi sono
indicatori che ci permettono di analizzare in maniera più ampia e da un punto di vista
sistemico la nostra provincia».
Sul palco, intervistati da Federico Monga, vicedirettore de La Stampa (il quale ha ricordato
come Cuneo sia stata scelta come primo focus del genere fuori Torino) si sono avvicendati il
Ministro della Difesa Guido Crosetto e il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio.
Tanti i temi trattati nel corso delle due chiacchierate. Con il capo del dicastero di palazzo
Baracchini si è parlato di tematiche di stretta competenza del Ministero, come la guerra in
Ucraina (rispetto alla quale, Crosetto ha detto: «Per la Russia i morti e il tempo non hanno
valore, mentre per le democrazie occidentali, morti, tempo e opinione pubblica sono molto
importanti. L’Italia sta cercando fin dall’inizio del conflitto di avere due linee portanti: dare
aiuto all’Ucraina da un lato, ma anche portare avanti un costante, continuo quotidiano
lavoro per interrompere lo scontro e far sedere intorno a un tavolo le parti contrapposte»),
della necessità di uscire da una dipendenza dall’Asia per l’approvvigionamento di determinate
materie prime, fondamentali per le nuove tecnologie, sino a toccare questioni più strettamente
nazionali, come la carenza di personale a cui devono far fronte molte imprese anche del
Cuneese, e la conseguente richiesta di lavoratori provenienti da altri Paesi, soffermandosi
sulla necessità di un’immigrazione che si basi sull’integrazione. «Abbiamo meno di mille

iscritti a ingegneria elettronica: con questi numeri non abbiamo futuro. La competizione con
altri Paesi che stanno correndo si basa sulla qualità dell’industria, la quale, a sua volta,
dipende dall’innovazione tecnologica che essa è in grado di generare. Ma per i nuovi
macchinari servono operai specializzati e tecnici che sappiano utilizzarli e ingegneri che li
progettino».
«La ricchezza la crea industria, l’attività privata. Lo Stato deve amministrarla, sottraendola
il meno possibile alle aziende e comunque non togliendo quella che viene reinvestita per far
crescere le aziende. Serve, da una parte, uno Stato più efficiente, più forte e dall’altra la
capacità di liberare energie per fare in modo che chi vuole crescere non sia tentato di andare
all’estero. Così si consente all’impresa di essere pienamente competitiva».
Il presidente della Regione Piemonte Cirio è stato sollecitato su diverse questioni di natura
economica, a partire dal Pnrr, «una grande opportunità che deve essere ben sfruttata, perché
sono soldi che vanno restituiti». Dopo aver dimostrato apprezzamento per il nuovo codice
appalti, «che permetterà di andare a gara dopo il progetto di fattibilità tecnico-economico,
avanzando tempo e soldi», il Presidente ha parlato anche di idrogeno e infrastrutture
(confermando che entro il 2024 l’A33 sarà finita) e di Internet veloce, ancora una chimera in
una parte significativa del territorio cuneese. Un passaggio è stato dedicato agli ospedali,
quello di Verduno, concluso nel 2020 a 20 anni dall’inizio dei lavori e quello nuovo che verrà
realizzato a Cuneo. In merito a quest’ultimo Cirio ha chiosato pragmaticamente: «Faremo
quello che più serve per avere un nosocomio in tempi brevi e che costi il giusto. Come
presidente di Regione mi sono posto l’obiettivo di chiudere le opere iniziate, facendo le cose
per bene e rispettando i soldi dei cittadini».
La conclusione dell’incontro è stata riservata a una tavola rotonda con i rappresentanti di
alcune delle aziende inserite nella “Top 500 Cuneo” a cui hanno partecipato anche partner di
Pwc, moderata dal giornalista de La Stampa Giuseppe Bottero.
Silvia Merlo, amministratore delegato di Merlo Spa, ha spiegato come l’innovazione
rappresenti, per loro e per molti colleghi imprenditori, «l’unico modo per poter stare sul
mercato oggi», rimarcando l’importanza di ridurre la distanza tra il mondo della scuola e
quello delle imprese, favorendo la cooperazione tra le due realtà. Bartolomeo Salomone,
presidente di Ferrero Spa, ha ripercorso le crisi globali che hanno caratterizzato gli ultimi
decenni, da quelle di natura finanziaria a quelle sistemiche, per arrivare ai giorni nostri e alle
recenti preoccupazioni che stanno caratterizzando gli ultimi mesi. Mesi in cui, nonostante
tutto, lo spread non è sostanzialmente variato: «un segnale positivo che lascia ben sperare».
Gian Franco Cillario, amministratore delegato di Eurostampa, ha sottolineato l’importanza
di mettere qualità e servizio al centro del proprio operato aziendale, mentre Valter Lannutti
ha parlato di transizione ecologica in questi termini: «Le ultime decisioni sul passaggio
all'elettrico sono la dimostrazione di come il regolatore europeo sia lontano dalla realtà e con
scarsa conoscenza dei problemi. Un mezzo elettrico pesa e costa molto di più rispetto a uno
tradizionale e ha una scarsa autonomia; per iniziare una transizione “possibile” si poteva
pensare a una partenza più facile, per esempio attuando una politica di incentivi e disincentivi
per ridurre l’età del parco mezzi circolante».

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