Imperiese, l’intervento del presidente dell’Antimafia regionale dopo il maxi blitz

“La maxi operazione antimafia di stamane accende ancora una volta i riflettori sulla presenza pervasiva della criminalità organizzata in Liguria, in particolare nella provincia imperiese. L’eccellente lavoro delle Forze dell’ordine e della Magistratura – che ringrazio per il loro operato – non basta, però, per combattere in modo efficace questo fenomeno; tutti noi, a partire dalle istituzioni, abbiamo il dovere di prendere maggiore consapevolezza della situazione, ammettendo la radicata presenza della criminalità organizzata sul nostro territorio per riuscire a trovare le misure utili a sconfiggerla in modo definitivo, anche dal punto di vista culturale”.
Questo il commento del presidente della Commissione Regionale Antimafia della Liguria Roberto Centi al blitz antimafia che stamane ha portato all’arresto di 26 persone nella provincia di Imperia.
“I numeri di questa operazione spiegano quanto la criminalità organizzata di stampo ‘ndranghetista sia presente in modo profondo nella realtà del Ponente ligure – spiega Centi – 26 arresti, il coinvolgimento di ragazzi minorenni affiliati ai clan, oltre 56 episodi di reato, quasi un milione di euro sequestrato, 6 immobili e 39 terreni sequestrati in tutta Italia, la maggior parte dei quali in Comuni in provincia di Imperia”.
Nel congratularsi per l’operazione con i militari del comando provinciale della Guardia di Finanza di Imperia, del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Genova, del Servizio Centrale di Investigazione sulla Criminalità Organizzata (S.C.I.C.O.) della Guardia di Finanza, del Reparto Operativo Aeronavale di Genova e della Magistratura per le indagini, Roberto Centi coglie l’occasione del blitz di stamane per affrontare un tema recentemente molto dibattuto a livello nazionale: l’utilizzo delle intercettazioni. “Oggi noi stiamo ancora animando un dibattito surreale sull’uso o meno delle intercettazioni telefoniche – sottolinea il presidente della Commissione Regionale Antimafia –, mentre i mafiosi che vengono arrestati scopriamo che utilizzano già criptofonini, quindi strumenti in grado di crearsi una rete indipendente e software simili al più comune Whatsapp per comunicare tra di loro in modo tecnologicamente avanzato e sicuro”.
“Questa situazione, come ha recentemente rimarcato anche il procuratore di Napoli Nicola Gratteri – conclude Centi – ci fa capire quanta strada ci sia ancora da fare per combattere la criminalità organizzata con ogni mezzo a disposizione”.

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