di don Tommaso Mazza 

6 marzo. Mentre in tutta Europa si celebrano i “Giusti”, ovvero coloro che si sono
opposti con responsabilità personale ai crimini contro l’umanità e ai totalitarismi,
una singolare coincidenza lega questa memoria a quella di un giovane carabiniere
ligure, Albino Badinelli, nato nel 1920 a S. Stefano d’Aveto (Ge), proprio il 6 marzo. E
se a volte si dice che “nulla accade per caso”, in questo intreccio di destini si vede
emergere una storia che apre disegni e orizzonti più vasti. Perché in fondo la
giustizia è il filo conduttore di tutta la vita di Albino. Si potrebbe quasi dire che la
giustizia è scritta nel suo Dna. Ancora bambino, mentre porta a termine gli studi
elementari e aiuta la famiglia contadina, si fa notare per la sua bontà di cuore e per
il tratto pacato e disponibile che lo contraddistingue, ma anche per una fede
cristiana ben radicata e pronta a maturare. Divenuto poi carabiniere, mantiene
sempre il suo stile mite e coltiva un sorprendente spirito di servizio. A Scicli, a
Napoli, in Croazia, perfino nei paesini di provincia dell’appennino parmense porta il
suo sorriso e quel desiderio forte di farsi tutto a tutti. Finché questa sua disponibilità
d’animo, a donarsi totalmente, non diventa amara realtà. È il 2 settembre del 1944,
quando un comando nazi-fascista che si è insediato in val d’Aveto minaccia la
fucilazione di civili rastrellati, se non si consegneranno spontaneamente i giovani
militari sbandati e gli appartenenti alla resistenza. Davanti a quell’invito Albino si
presenta volontariamente e ad ogni domanda che gli viene posta nell’interrogatorio
risponde ribadendo con pacata umiltà l’unico sogno che ha nel cuore, quello della
pace. Ma per lui non c’è risposta, soltanto un ordine secco: plotone d’esecuzione. È
così che a soli 24 anni, dopo aver perdonato i suoi uccisori e baciato il crocifisso,
Albino offre la sua vita perché altri abbiano vita. Ottant’anni dopo il suo ricordo è
ancora vivo nella popolazione e il fiore della sua giustizia, seminato in quel lontano 6
marzo del 1920, sboccia nel cuore di tanti che incontrano la sua storia e la sua
testimonianza. Per questo, dopo essere stato insignito dal Presidente della
Repubblica Sergio Mattarella della Medaglia d’Oro al Merito Civile, la diocesi di
Chiavari, con l’autorizzazione della Santa Sede, ha avviato solennemente il processo
di beatificazione. E sono in tanti ogni anno a ricordarlo con scritti, opere ed
iniziative. Ultimo in ambito letterario è il romanzo biografico “Albino Badinelli, senza
mai perdere la fede”, nato dalla penna di Elio Esposito nel 2020 e che ha ricevuto in
più occasioni segni di stima e di apprezzamento.

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