di Guido MIchelone
Piemonte e Liguria sono, fra le regioni italiane, quelle che hanno dato un grande impulso alla pittura moderna da fine
Ottocento sino ai nostri giorni: e tra i Maestri assoluti di tutto il XX secolo, a livello internazionale, accanto a Modigliani,
Boccioni, De Chirico, Morandi, Fontana e pochi altri, figura senza dubbio l’alessandrino Carlo Carrà, del quale è visitabile
fino al 28 febbraio la mostra “Carlo Carrà acqueforti e litografie 1922-1964” al Palazzo Gil di Campobasso. Sul perché il
lontano Molise organizzi una retrospettiva a un artista peraltro cosmopolita – dopo Alessandria Carrà vive infatti a Milano,
Parigi, Forte dei Marmi, Corenno Plinio, Venezia – è presto detto: a Campobasso da undici edizioni si tiene una splendida
Biennale dell’incisione italiana contemporanea dedicata a Domenico Fratrianni, di cui Olistemo Editore pubblica i
cataloghi. E quest’anno i raffinati volumi che illustrano l’iniziativa su due: uno appunto su Carrà, l’altro sulle decisn di
incisori che prendono parte alla Biennale, dove si può quindi avere una panoramica esauriente di quanto sia varia e bella
l’arte eseguita mediante acquaforte, bulino, xilografia, acquatinta, puntasecca, monotipia, eccetera. Anche Carrà, oltre
dipingere a olio, tempera, acquerello, rimane un genio dell’arte incisoria, che segue passo a passo l’evoluzione stilistica
dalla Metafisica al Novecentismo, sempre con quel gusto realista un po’ magico in grado di distinguerlo in mezzo a
centinaia di colleghi. Per questo artista nato a Quargnento ,che fa l’apprendista decoratore a Valenza Po (che gli ha intitolato il liceo artistico), forse non basta il busto in bronzo collocato nei giardini della stazione alessandrina: occorrerebbero in tutto il Piemonte iniziative atte a valorizzare i personaggi locali che han fatto grande la cultura italiana nel mondo intero.