di Guido Michelone
Gennaro Sangiuliano, fino a ieri e da quattro anni direttore del TG2 della RAI Radiotelevisione Italiana viene ora
nominato da Giorgia Meloni Ministro della Cultura, suscitando molte polemiche soprattutto negli ambienti progressisti,
che non vedono di buon occhio una persona che, al di là di un passato estremista più o meno abiurato, abbia condotto un
mezzo di comunicazione così importante e dunque ancora in grado di influire magari indirettamente sulle scelte della
tivù e della comunicazione in genere. Ma al di là di queste illazione – tipiche di avversari politici – c’è da chiedersi
come mai, nella recente storia italiana questo Ministero non venga affidato a grandi personalità nell’ambito ad esempio
della docenza universitaria di tipo umanistico oppure ad artisti (scrittori, musicisti, pittori, registi, architetti, eccetera) di
chiara fama internazionale. In tal senso nemmeno la sinistra ha mai brillato per iniziativa e originalità, visto che pure
Dario Franceschini – al quale bisogna pur riconoscere i meriti di aver sdoganato il jazz a livello istituzione e di aver
risanato Pompei facendone il sito archeologico più visitato al mondo – vantava in precedenza un curriculum di
intellettuale coi fiocchi, solo in parte ora mitigato dalla pubblicazione di due romanzi.
Ma finita l’era Franceschini, come sarà il Ministero di Gennaro Sangiuliano? L’inizio sembra promettente andando lui,
come prima mossa, a vistare la casa natale di Benedetto Croce, studioso e filosofo di destra nel primo Novecento, ma di
una destra liberale e antifascista. Sul prosieguo i suoi detrattori insistono sull’incompetenza proprio in fatto di Cultura:
forse sarebbero stati meglio al suo posto – dicono alcuni laureati in Lettere e non in Giurisprudenza come Vittorio
Sgarbi e Giordano Bruno Guerri, il primo critico d’arte, il secondo esperto di Storia e Letteratura; forse però, a certa
destra, le persone, indipendenti, intraprendenti, intelligenti (anche se schierate dalla loro parte) possono dare fastidio in
tutti i sensi, quando non sono facilmente addomesticabili come nei casi di Sgarbi e Guerri, o forse perché entrambi in
quota Forza Italia e non Fratelli d’Italia. Sta di fatto che il saggista Sangiuliano – con le biografie su Putin, Trump,
Reagan, discutibilissime (un po’ come i libri di Bruino Vespa sui potenti di turno) in quanto eccessivamente elogiative –
sarebbe stato meglio a un Ministero della Comunicazione, che però attualmente non esiste. Il futuro immediato dirà
quali saranno le politiche culturali proposte e attuate e per ora non resta che augurargli buon lavoro in condizioni di
lealtà, serenità, fedeltà ai valori dell’Italia con il maggior numero dei siti culturali UNESCO e invidiate in tutto il
Mondo per la maggior concentrazione di opere d’arte sull’intero Pianeta.