Novi Ligure, ‘Non è più tempo di uccidere’ in anteprima assoluta al Teatro Romualdo venerdì e sabato

Le luci si accendono sul Teatro Romualdo Marenco di Novi Ligure il 28 e 29 ottobre con lo
spettacolo Non è più tempo di uccidere dedicato a Beppe Fenoglio per i cento anni dalla sua
nascita; questo importante progetto nasce grazie alla collaborazione tra la Fondazione Teatro
Marenco e il prestigioso ente piemontese Teatro Stabile di Torino (Teatro nazionale). Il direttore
artistico del Marenco Giulio Graglia porta in scena uno spettacolo tratto da uno dei romanzi forse
meno conosciuti dell’autore La paga del sabato, scritto probabilmente alla fine degli anni ‘40 e
pubblicato postumo solo nel 1969. Un’opera estremamente attuale nonostante l’ambientazione
nell’immediato dopoguerra come spiega lo stesso Graglia:
“Per il Centenario di Beppe Fenoglio ho riportato alla luce il testo “Non è più il tempo di uccidere”
da me scritto in età giovanile, ispirato a “La Paga del sabato”, a mio avviso, il più bel romanzo dello
scrittore piemontese.
I temi sono di un’attualità disarmante e riguardano oggi come allora, le difficoltà dei giovani ad
inserirsi in un mondo del lavoro che non tiene conto dei loro sogni.
L’adattamento teatrale di cui curo la regia, vede in scena un gruppo di attori che si sono formati
alla scuola del Teatro Stabile di Torino, coadiuvati da due senior: Margherita Fumero e Franco
Barbero.
E’ un lavoro corale ciò a cui ho pensato per enfatizzare non solo un passaggio della Storia del
dopoguerra italiano ma anche la storia del singolo, il giovane Ettore che agisce, nella finzione
teatrale, in un equilibrio sospeso tra le opportunità del presente (il lavoro come impiegato) e
l’incognita del futuro (negazione degli ideali).
Dal punto di vista tecnico, il testo prevede l’inserimento di brani musicali, filmati, movimenti di
scena e di luci che accompagnano il pubblico in una dimensione astratta ma al contempo
storicamente definita in un susseguirsi di finzione/realtà.
Una sfida affascinante dedicata alla grandezza di Beppe Fenoglio, alla sua modernità e unicità.
Al gruppo di lavoro – attori, collaboratori, costumista, scenografo, video maker, assistente alla
drammaturgia, curatori del progetto, va il mio ringraziamento come al Teatro Stabile di Torino e al
Teatro Marenco di Novi Ligure che hanno coprodotto lo spettacolo”.

La vicenda, ambientata dopo il 1946, vede al centro Ettore, l’attore Marcello Spinetta, un
giovane che, dopo aver partecipato alla Resistenza, si trova costretto ad inserirsi nella vita civile.
Ha difficoltà a trovare un lavoro, anche perché:
Io da partigiano comandavo venti uomini. Io ho imparato le armi, a spaventare la gente con
un’occhiata, a star duro come una spranga davanti alla gente giù in ginocchio e con le mani
giunte… Io non mi trovo in questa vita perché ho fatto la guerra. Ricordatene sempre che io ho
fatto la guerra, e la guerra mi ha cambiato, mi ha rotto l’abitudine a questa vita qui. Io lo capivo fin
d’allora che non mi sarei poi ritrovato in questa vita qui. E adesso sto tutto il giorno a far niente
perché cerco di rifarci l’abitudine, son tutto concentrato lì.

Scontroso e insofferente, Ettore non riesce a rassegnarsi alla modesta e tranquilla routine di
un’esistenza qualunque, senza brividi, senza slanci. Per questo decide di darsi ad affari loschi ma
molto redditizi, che lo facciano sentire di nuovo vivo per davvero.
No, no, non mi tireranno giù nel pozzo con loro. Io non sarò mai dei vostri, qualunque altra cosa
debba fare, mai dei vostri. Siamo troppo diversi, le donne che amano me non possono amare voi e
viceversa. Io avrò un destino diverso dal vostro, non dico più bello o più brutto, ma diverso. Voi
fate con naturalezza dei sacrifici che per me sono enormi, insopportabili, e io so fare a sangue
freddo delle cose che a solo pensarle a voi farebbero drizzare i capelli in testa. Impossibile che io
sia dei vostri.
L’amore per una giovane donna lo costringe ad assumersi responsabilità nuove per lui, ad inserirsi
in una vita normale, a cercare un lavoro onesto; con i soldi messi da parte progetta di aprire una
stazione di servizio, ma un banale incidente pone fine ai suoi sogni e alla sua vita.
Sullo sfondo della grigia vita di un paese delle Langhe, i personaggi della vicenda sono veri e liberi
da schemi convenzionali e Fenoglio scava nella loro anima fino a trovare la loro più fonda verità,
che è psicologicamente individuale, ma si carica di nessi e legami universali (Gina Lagorio, Il
Ponte, n. 9, 1969).
Spettacoli:
Anteprima: Novi Ligure Teatro Marenco, 28 e 29 ottobre.
Prima nazionale: Torino Teatro Gobetti, dall’1 al 6 novembre.

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